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L'Europa era ancora coperta dalle ceneri del secondo confitto mondiale, quando si aprì il processo di Norimberga. Uno psichiatra, Douglas Kelley, e uno psicologo, Gustave Gilbert, cominciarono a indagare la psicologia dei capi nazisti. Li sottoposero a lunghe interviste, eseguirono test per valutare il loro quoziente d'intelligenza e la loro personalità. Si trattò del primo studio sistematico su leader che avevano orchestrato uccisioni di massa. I risultati furono così sconcertanti che una parte dei dati rimase nascosta per decenni. Secondo Gilbert la malvagità dei criminali nazisti derivava dalla loro psicologia corrotta. Kelley li considerava invece moralmente imperfetti, uomini comuni, prodotto del loro ambiente. Chi dei due aveva ragione? Basandosi sulla sua decennale esperienza e sugli incredibili progressi fatti dalla psichiatria, dalla psicologia e dalle neuroscienze, Joel E. Dimsdale riprende in mano quei risultati ed esamina nel dettaglio quattro criminali di guerra: Robert Ley, Hermann Göring, Julius Streicher e Rudolf Hess. Nella mente dei criminali nazisti è un viaggio complesso e inquietante per dare un senso al male più estremo.